Lo psicodramma di coppia si rivolge a rapporti a due, non limitatamente a soggetti legati da matrimonio o da una relazione erotica e affettiva ma anche a coppie madre figlio/a, padre figlio/a, sorelle, fratelli, amiche o amici, casi in cui la coppia fa questione ai singoli.
L’utilizzo di questo dispositivo risulta necessario quando è impossibile far emergere una domanda individuale all’interno del nodo della coppia, lo psicodramma assume così la funzione di un passaggio verso la possibile definizione di una domanda del soggetto singolo di analisi, psicoterapia, di gruppo o individuale.
Va sottolineato che la maggior parte di esperienze di psicodramma di coppia è basata su individui legati da una relazione affettiva, erotica e coniugale quindi le riflessioni a seguire si basano soprattutto su questo tipo di contesto (vedi Fortuna F. 2013).
Nei primi colloqui, solitamente, è possibile definire due tipi di domande presentate dalla coppia: da una parte “la coppia è l’unica cosa che non va, ma è anche la cosa di cui i due soggetti non hanno mai potuto fare a meno”, dall’altra “la coppia è l’unica cosa che va, che ha importanza, è quindi indispensabile non metterla in questione”.
Le due domande possono essere sintetizzate in una sola, massiccia convinzione: la coppia indivisibile va curata.
Lo psicodramma di coppia non si occupa di questo, può avere invece la funzione di fase preliminare per la possibilità dell’emersione di una domanda soggettiva verso una analisi individuale, di gruppo o una psicoterapia; la necessità dell’utilizzo di questo dispositivo nasce dall’impossibilità per alcuni soggetti di allontanarsi dal supporto reale delle proprie organizzazioni fantasmatiche, la relazione di coppia assume la funzione di unico spazio possibile di vita, “come una specie di ventre materno capace di assicurare una gravidanza eterna” (Croce B.E., 2010, p.180); inoltre una domanda di cura centrata sulla coppia può scongiurare per il soggetto la necessità di affrontare i propri nodi personali.
È utile sottolineare alcune indicazioni specifiche per lo psicodramma di coppia, necessarie per la natura particolare del setting che favorisce la confusione tra immaginario e realtà, dove c’è il rischio molto alto che, all’interno del transfert, ogni atteggiamento o intervento del terapeuta possa essere interpretato come il prendere l’una o l’altra parte: si tratta di un gruppo a termine della durata di circa 10/12 sedute; durante i giochi il ruolo del partner non può mai venir svolto dal soggetto stesso (quindi nel caso di un gruppo di coppie verrà impersonato da un altro dei partecipanti mentre nel caso di una coppia singola da uno dei due psicodrammatisti o da uno degli Io ausiliari) “nella coppia singola è necessario che lo psicodrammatista accetti di rappresentare, cercando di essere il più possibile aderente al copione presentato e, se lo modifica, è perché lo usa come un intervento derivante dal suo ascolto e di cui si prende la responsabilità. È importante in ogni caso la presenza dell’altro terapeuta, sia per gli stili diversi mostrati nelle sedute, sia per l’alternanza dei due tra animazione e osservazione, che attenuano la visione narcisistica della coppia e ne sottolineano le differenze individuali” (Gerbaudo R., 2014 pp. 166-167).
“Il gruppo non è un’istanza superiore, obiettiva, esteriore e disinteressata […] è la regole del gioco, che si traduce in questa importante raccomandazione: due coniugi non recitino mai insieme […] l’antagonista scelto interpreta dunque un personaggio che non è il coniuge reale, come lo vede lui per esempio, ma come lo vede sua moglie […] la persona reale del coniuge non è chiamata in causa” (Lemoine 1972, p. 246).
Data la particolare situazione del setting anche la formazione allo psicodramma di coppia necessita di alcune particolarità: “un fattore di indubbia complessità è la specificità della formazione in parte diversa da quella “classica” dello psicodramma in gruppo, in cui gli allievi si alternano nella posizione di terapeuti e di pazienti. Per formarsi allo psicodramma di coppia è necessario affiancarsi ad un terapeuta esperto e gradualmente acquisire la necessaria competenza. In pratica si tratta di una sorta di learning on the job: apprendere lavorando. Ciò implica naturalmente che l’allievo abbia già acquisito una buona esperienza di psicodrammatista e che sia avanti o abbia concluso la formazione, in modo che abbia già affinato il suo ascolto e sia capace di orientarsi nelle dinamiche che si vengono a creare durante le sedute” (Fortuna F., 2013, p.83).
La direzione del lavoro deve essere orientata non a rafforzare, ma naturalmente rispettandola, la fusionalità ma verso il tentativo di restituire al singolo ciò che gli appartiene in termini di desiderio, limiti, responsabilità in base alla propria storia personale e mettendo in evidenza le possibilità di cambiamento insite in ognuno.
La domanda assume quasi sempre la forma di “querela” verso l’altro, una lamentazione che vorrebbe indurre nel professionista un ammonimento verso l’altro della coppia, per poi rivelarsi, nello scorrere le sedute, la sostanziale identificazione del querelante con la propria vittima. Il ripetersi infinito di discorsi interminabili sottende l’ideazione magica che possa avvenire una soluzione salvifica dall’esterno che non preveda nessuna assunzione di responsabilità da parte del singolo.
“Non si tratta certo della possibilità di attraversare il fantasma, così somatizzato, in senso proprio, ma di allentarne un poco le spire, in modo che ciascuno dei due membri della coppia sia messo in condizioni di svezzarsi, almeno in parte, dall’abitudine di sfruttare i derivati del “fantasmare”, in cui l’altro è imprigionato, per rafforzare il proprio bozzolo fantasmatico narcisizzante e cronico […] quello che si produrrà nel gioco in psicodramma, qualunque livello o carattere possa assumere, diventa in certo qual modo irreversibile, dato che diventa impossibile non fare i conti con quanto potrà essere testimoniato al di fuori di un orizzonte strettamente individuale […] nello psicodramma di coppia si lavora soprattutto perché ciascuno dei due membri della coppia si renda conto della propria sostanziale solitudine che è essenzialmente e irrimediabilmente differenza. Qui è la fonte della paura, dell’angoscia, della fatica, ma anche l’unica sicura fonte di un piacere che non coincida con l’omeostasi, ma con l’avventura, sempre incerta e appassionata del conoscere, conoscere che può anche avere il senso biblico di conoscenza sessuale. (il che non vuol dire che un rapporto sessuale esista)” (Croce E. B. 2010, pp.201-202).
Lo psicodramma introduce un interrogativo, se non una domanda che implica l’essere impegnato in una parola che modifichi la propria posizione rispetto all’ Altro (Croce, 2010).
Nello psicodramma di coppia viene mantenuta l’alternanza dei due psicodrammatisti nella posizione di conduttore e osservatore, quindi al termine della seduta ci sarà una osservazione finale (Gerbaudo R., 2014).
In particolari casi vengono istituiti gruppi di psicodramma per coppie, solitamente coppie genitoriali. Gerbaudo (Gerbaudo R., 2014) riporta l’esperienza di uno spazio di ascolto per genitori costituitosi all’interno di un servizio per adolescenti. Gli obiettivi erano, da una parte, rafforzare l’alleanza con l’adolescente limitando le interferenze parentali, dall’altra contenere gli aspetti emergenziali legati a sentimenti di angoscia e colpa che attraversavano le coppie genitoriali. All’interno del gruppo di psicodramma i genitori potevano trovare uno spazio di condivisione e confronto ma anche fare esperienza di un lavoro analitico che promuovesse l’ascolto di sé e degli altri. Un altro contesto di utilizzo del dispositivo è il gruppo di genitori adottivi (Romagnoli P., 2015), “in collaborazione con un’associazione che si occupa di adozioni internazionali, abbiamo ormai da molti anni messo in piedi un gruppo di base di psicodramma analitico: misto, in quanto accessibile a coppie che avevano già adottato e a coppie che ancora dovevano adottare, aperto, a tempo indeterminato, a cadenza quindicinale con la particolarità di un terzo incontro tra i due mensili. L’adesione è volontaria e può essere anche individuale, proponendo già all’origine una prima divisione della coppia, con la possibilità di richiedere, qualora lo si ritenga necessario, oltre alla partecipazione al gruppo sedute individuali e/o di coppia” (Romagnoli, 2015, pag. 94).
Anche le riflessioni dei Lemoine nascono da esperienze di psicodramma di coppie. È necessario partire dalla trasformazione avvenuta all’interno dell’istituzione del matrimonio, da una natura prescrittiva (in quanto i soggetti sono sottoposti a volontà e regole non proprie) a una preferenziale (i soggetti sono liberi di esercitare la propria scelta).
Lo psicodramma di coppie svela che anche nel caso di un matrimonio “scelto” siano sottesi elementi prescrittivi che derivano dalla storia del soggetto. “Le identificazioni con i genitori entrano in gioco in modo inconscio e, oltre al fatto che la coppia imita la coppia parentale, le domande che essi si rivolgono reciprocamente non sono altro che domande non soddisfatte durante l’infanzia”. (Lemoine 1972, p. 240).
Lo psicodramma di coppie rivela una fitta trama di identificazioni, desideri genitoriali, ripetizioni, elementi transgenerazionali che rimarrebbero altrimenti ciechi per i due coniugi, inoltre mostra la natura di soddisfazione immaginaria sostitutiva dei turbamenti psicosomatici nelle coppie insoddisfatte sessualmente.
Bibliografia
Fortuna F. (2013) Dare ascolto alla crisi: una esperienza di psicodramma analitico di coppia, Quaderni di psicoanalisi e psicodramma analitico. Crisi.sintomi.cure, anno 5 n.1-2.
Romagnoli P., (2014), Il bambino mai nato: da Thanatos ad Eros. Rappresentazioni in gioco nello Psicodramma Analitico con le coppie adottive. Quaderni di psicoanalisi e psicodramma analitico. Sulla rappresentazione, anno 7 n.1-2.
Psicodramma di coppie e adozione:
Calabria R., Zani C., L’esperienza dello psicodramma fruediano nell’orientamento all’adozione. Gruppi, n.3/2008.
Picinotti, S., Romagnoli P. 2013 “Genitori adottivi, sintomo e psicodramma analitico” in F.N. Vasta, R. Girelli, S. Gullo Quale omogeneità nei gruppi? Elementi di teoria, clinica e ricerca – Alpes, Roma
Psicodramma di coppie e tossicomania:
D’Aprile P., Versari L., Un gruppo di genitori tossicodipendenti in carcere. Ottica psicoanalitica e applicazioni dello psicodramma analitico. Gruppi, n.3/2009.