Per Freud il desiderio è prima di tutto desiderio inconscio. Esso è alla base della sua teoria del sogno, dell’inconscio, del fantasma e della rimozione.
Scrive Freud: “[…] l’immagine mnestica (di una determinata percezione) rimane associata […] alla traccia mnestica dell’eccitamento dovuto al bisogno. Appena questo bisogno ricompare una seconda volta, si avrà, grazie al collegamento stabilito, un moto psichico che tende a reinvestire l’immagine mnestica corrispondente a quella percezione, e a riprovocare la percezione stessa; dunque, in fondo, a ricostituire la situazione del primo soddisfacimento. È un moto di questo tipo che chiamiamo desiderio; la ricomparsa della percezione è l’appagamento del desiderio” (Freud, 1899, 516).
Si può quindi dedurre la natura non biologica del desiderio, distinto così dal bisogno e il suo essere a fondamento del fantasma.
Lacan sottolinea, in continuità con Freud, l’articolazione del desiderio al linguaggio. La mancanza è il luogo stesso del desiderio; questo luogo è lo scarto che si apre tra domanda e bisogno attraverso il taglio operato dal significante. Il taglio è costitutivo del desiderio e va a formare il fantasma inteso come rappresentazione immaginaria dell’oggetto perduto.
Bibliografia:
Freud S. (1899), L’interpretazione dei sogni. O.S.F , vol. 3. Bollati Boringhieri, Torino, 1989.
Lacan J. (1958-1959), Il seminario, libro VI. Il desiderio e la sua interpretazione. Einaudi, Torino, 2016.