E’ uscito il nuovo numero della Rivista SIPsA “Quaderni di Psicoanalisi e Psicodramma Analitico” dal titolo: “Il tempo nella cura”
Presentazione
«Cura nell’attraversare un fiume, vide del fango argilloso, lo raccolse pensosa e cominciò a modellare un uomo; […] mentre stava osservando ciò che aveva fatto, arrivò Giove. Cura gli chiese di dar vita alla statua e Giove la esaudì, ma quando Cura volle dargli il proprio nome, Giove glielo proibì e disse che doveva dargli il suo».
La controversia viene messa a tacere da Saturno:
«Lo si chiami uomo perché è fatto di humus».
L’uomo, in questo “mito” di Igino è creato da Cura, una divinità minore dell’Olimpo che ha bisogno dell’aiuto di Saturno, Chronos secondo i latini, per uscire da una diatriba e poter così arrivare a nominare l’uomo.
Cura e tempo appaiono quindi indissolubilmente uniti in un rapporto di reciprocità, fin dalle origini della civiltà occidentale.
Ancora oggi, nel prenderci cura dell’altro rinnoviamo l’antico legame.
Nell’attraversare queste pagine, incontreremo il significante tempo (insieme ai suoi derivati) per circa seicento volte, associato via via agli aggettivi più vari e utilizzato per costruzioni logiche disparate.
Comunque il filo conduttore tempo, appare sempre nella clinica. La questione tempo si affaccia sia nello svolgersi della cura – c’è una richiesta, una domanda, un inizio attraverso i colloqui preliminari e poi una cura vera e propria – sia nel dipanarsi della trama delle parole che testimoniano della vita dei nostri pazienti. Le cause dei sintomi sono nel passato, ma è un passato che continua a operare nel presente e che fa apparire il futuro come preoccupante. «Potrò lasciare – con il passar del tempo – il mio sintomo?», ci chiedono i pazienti, più o meno apertamente. E quando – con il passar del tempo – arrivano (se arrivano) a chiedere a se stessi se potranno lasciare il loro sintomo, possiamo pensare di aver diretto la cura in modo etico.
In questo numero, oltre alle pagine dedicate alla teoria e alla clinica, troveremo la sezione Il campo dell’Altro con alcune proposte, la sezione Trailer e le recensioni, come di consuetudine da molti anni a questa parte. Ma proponiamo anche una nuova sezione dedicata alla pubblicazione di interventi presentati durante le Giornate di studio SIPsA di quest’anno.
Ora mi fermo, dopo queste brevi considerazioni sulla dimensione esistenziale tempo per dire, con Lacan che «su ciò che non si può dire, vale la pena di scrivere» (Il Seminario, Libro XVIII. Di un discorso che non sarebbe del sembiante, 1971).